Italo Svevo (1861-1928)
Aron Hector Schmitz (questo il suo vero nome) nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da Francesco Schmitz, commerciante, e Allegra Moravia. Il padre, che vuole fare di lui un uomo d'affari, lo manda all'età di dodici anni a studiare in collegio a Segnitz, presso Wurtzburg, in Baviera, dove impara la lingua tedesca in pochi mesi; legge Schopenauer, Jean-Paul Richter e (in traduzione), Shakespeare e Turgenev. Terminati gli studi nel 1878, ritorna a Trieste, dove si iscrive all'istituto commerciale. Ma la letteratura rimane la sua aspirazione segreta. Nel 1890 l'attività commerciale del padre fallisce, e Svevo trova lavoro come corrispondente commerciale della banca Union. Nello stesso anno inizia a collaborare con il giornale L'Indipendente, firmandosi con lo pseudonimo di Ettore Samigli. Scrive quattro commedie: Ariosto Governatore, Il primo amore, Le Roi est mort; vive le Roi!, I due poeti. Nel 1891 scrive anche varie novelle: Difetto moderno, La storia dei miei lavori, e I tre caratteri, in seguito ribattezzata La gente superiore. Nel 1890 su L'Indipendente appare a puntate il racconto lungo L'assassino di via Belpoggio. Nel 1892 pubblica a proprie spese presso l'editore Ettore Vram di Trieste il romanzo Una Vita, firmato con lo pseudonimo di Italo Svevo. Dal 15 giugno al 16 settembre 1898 appare a puntate su L'Indipendente il suo secondo romanzo, Senilità, anch'esso pubblicato in volume presso Vram, a spese dello scrittore, nello stesso anno. Entrambi i romanzi non hanno il successo sperato. Nel 1896 si sposa con la cugina Livia Veneziani. Per circa vent'anni sembra aver abbandonato la letteratura, poi, anche grazie all'incoraggiamento di James Joyce, suo insegnante privato d'inglese, Svevo inizia la composizione de La coscienza di Zeno, che sarà pubblicata nel 1923. Il libro, recensito con favore da Eugenio Montale, ottiene un insperato successo; già nel 1927 è tradotto in francese. Svevo morì in seguito ad un incidente automobilistico nel 1928. |
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