Voltaire (1694 - 1778)
François Marie Arouet, anagrammato in Voltaire da Arouet le Jeune, ultimo dei 5 figli di un notaio, nacque a Parigi nel 1694. A 7 anni gli morì la madre e a 10 anni fu mandato a studiare dai gesuiti. Nel 1711 ci fu il suo ingresso in società, dove si fece notare grazie allo spirito sagace e brillante. Per una relazione amorosa malvista dal padre, venne prima condannato al soggiorno forzato presso i castelli di influenti protettori e poi fu detenuto alla Bastiglia a causa di certi versi satirici diretti contro Filippo d'Orléans. Nel 1726 fu condotto di nuovo entro le mura della Bastiglia in seguito ad uno screzio con il cavaliere di Rohan e fu liberato solo a patto che si recasse in esilio in Inghilterra, dove rimase fino al 1728. Il frutto più diretto di queste esperienze furono le Lettere Filosofiche o Lettere sugli inglesi (edizione inglese del 1733; edizione francese del 1734), che sconvolsero la Francia dell'Assolutismo monarchico e della filosofia cartesiana. Tornato in Francia, Voltaire si stabilì a Cirey presso la sua amante , marchesa du Chatelet. Nel 1746, fu accolto tra gli 'immortali' dell'Accademia. Nel 1750 accettò l'invito di Federico II di Prussia e si recò presso la sua corte, dove rimase, fino al '53. Nel 1755 si stabilì a Ginevra, di cui apprezzava l'atmosfera tollerante e razionale, e vi risiedette finché non difese le posizioni di Miguel Servet, un dissidente religioso. Tornò in Francia, dove visse gli ultimi suoi 20 anni. In questo lasso di tempo l'attività intellettuale e politica di Voltaire divenne sempre più intensa e culminò con le opere Trattato sulla tolleranza (1763) e Dizionario filosofico (1764), nonché con la pubblicazione di libelli contro l'intolleranza religiosa della Chiesa cattolica, di satire, di opere teatrali e di racconti filosofici. Morì a Parigi nel 1778.
|