Tommaso d'Acquino (1226-1274) Nacque nel 1226 dalla famiglia dei conti di Aquino. Studiò nel monastero di Montecassino e quindi a Napoli. Entrato nell'Ordine dei padri Predicatori (Domenicani), completò gli studi a Colonia e a Parigi, alla scuola di S. Alberto Magno, dove assunse la cattedra. Scrisse molte opere filosofiche, tra cui la Summa de veritate contra Gentiles e la Summa theologiae. Chiamato da papa Gregorio X a Lione, morì durante il viaggio nell'abbazia cistercense di Fossanova (LT) il 7 marzo 1274. Il 28 gennaio 1369 il suo corpo venne traslato a Tolosa. Tommaso d'Acquino porta un significativo contributo alla storia della scolastica. La sua posizione mira a integrare l'aristotelismo con il dato della verità soprannaturale e il suo intento principale è giustificare l'esistenza del mondo razionale e del mondo soprarazionale, il mondo filosofico e quello teologico, salvaguardandone le autonomie e gerarchie. Per Tommaso l'essere di Dio (essenza) è diverso dall'essere che da Dio deriva, la natura creata, di cui Dio è la ragion d'essere. Partendo da questo presupposto Tommaso stabilisce il principio della dualità e dell'armonia tra ragione e fede. La fede guida l'uomo al suo fine ultimo, cioè Dio, la cui esistenza garantisce l'intelligibilità del mondo naturale attraverso la ragione. Tommaso afferma che l'anima è la forma del corpo; non concepisce come essere completo né la sola anima, né il solo corpo umano, ma l'unione sostanziale tra le due. Su questa dottrina razionalmente dimostrata, Tommaso fonda i principi cristiani dell'immortalità dell'anima e della resurrezione della carne. Dalla metafisica e dalla psicologia deriva lo sforzo di armonizzare l'intellettualismo greco con il volontarismo cristiano e la politica. Pur riconoscendo il valore positivo delle società umane Tommaso si proponeva col suo pensiero di giustificare la perfetta razionalità della subordinazione dello Stato alla Chiesa. |
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