Manu Chao Nato a Parigi il 21 giungo del 1961, da un padre originario della Galizia e da una madre di Bilbao, Oscar, alias Manu Chao, ha guidato la band "Mano Negra" tra il 1987 e il 1994. La formazione, dopo aver lanciato la "patchanka", ardimentoso mélange di suoni da ogni parte del mondo, si è sciolta "per esaurimento delle motivazioni originarie". Ma Chao non è rimasto fermo, e ha stupito tutti con la sua prima prova da solista. Se i Mano Negra (supporter preferiti di Iggy Pop) puntavano su un rock sovversivo, "encabronado", come lo definisce Manu Chao, nell'album d'esordio del loro leader, Clandestino (1998), prevalgono i ritmi messicani, brasiliani o afrocubani. Con Clandestino - oltre quattro milioni di copie vendute - ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Un successo a metà tra il musicale e il politico, visto che Manu Chao è diventato anche una delle icone dei giovani dei centri sociali e del "popolo di Seattle". Un ruolo che sta cominciando a pesargli addosso: centomila persone sono accorse per ascoltarlo nello Zocalo, la più grande piazza dell'America Latina, la stessa nella quale il subcomandante Marcos ha terminato la sua marcia. Una folla di peruviani, boliviani, ecuadoriani, messicani lo acclama come "il Bob Dylan latinoamericano", come una sorta di guru delle loro rivendicazioni sociali. Ma il quarantenne Manu Chao si schermisce: "Sono solo un musicista, voglio divertirmi". E tenta di bissare il colpo con il suo nuovo album: Proxima Estacion: Esperanza. Un album che non aggiunge pressoché nulla al fortunatissimo Clandestino. Un fratello gemello, anzi, "una sorella", come lo ha definito lo stesso Manu Chao, che lo ritiene più "femminile" del precedente. Diciassette canzoni che ripercorrono i capisaldi del suo repertorio, fatto di ritmi latini, digressioni pop e contaminazioni linguistiche. Tra le tracce, infatti, ce ne sono nove in spagnolo, due in inglese, una in francese, una in arabo ("Denia") e due in "portognolo", ovvero quel curioso ibrido di confine tra portoghese e spagnolo che Chao dice di sentire come la sua vera lingua. Più un brano in tutte le lingue insieme. Una vera Babele, insomma, che nasconde però una monotonia di fondo. Una formula di successo, d'accordo, ma quanto potrà durare?
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ancùo, cava\' el tabaco, el vin e ea teevision, gran parte dea droga xè proibìa, parò i nostri fioi i pol catarla ad ogni cantòn de scoea |