James Joyce (1882-1941) James Augustine Aloysius Joyce nacque a Rathgar, Dublino, nel 1882. Frequentò il collegio dei Gesuiti e in seguito si iscrisse alla Facoltà di Arte dell'University College di Dublino, ma nel 1902 interruppe gli studi, lasciò la famiglia e andò a Parigi con la vaga intenzione di studiare medicina. Tornato a Dublino pubblicò qualche racconto, ma, poichè il mestiere di scrittore non gli permetteva di sopravvivere, tornò nel continente, questa volta in compagnia di Nora Barnacle, la donna che sposerà nel 1931. Si trasferì prima a Trieste e poi a Zurigo, mantenendosi come insegnante d'inglese. Nel 1920 si stabilì a Parigi, e lì rimase fino al 1940, quando fu di ritorno a Zurigo, dove morì l'anno successivo. Chamber Music (1907), un raccolta di liriche, fu la sua prima pubblicazione, seguita da Dubliners (1914), un'altra raccolta, ma questa volta di racconti. Il primo romanzo, Portrait of the Artist as a Young Man risale al 1917, mentre la sua opera più conosciuta, Ulysses, apparve a Parigi nel 1922, ma in Inghilterra e in America fu bandita fino al 1933. Si tratta di un testo profondamente innovativo nel campo della prosa, paragonabile in questo all'opera di Marcel Proust, e di tale portata da assicurare a Joyce un posto permanente nella storia della letteratura. Mentre Ulysses esaurisce la propria trama nell'arco di una giornata, Finnegans Wake, oggetto esclusivo di un instancabile lavoro da parte di Joyce per ben quindici anni, è il resoconto di una notte, o meglio del sogno di una notte. Questi due romanzi ignorano deliberatamente le convenzioni del genere. La dimensione temporale si dilata, la trama e i personaggi emergono da un flusso di associazioni che porta in superficie quei relitti mai comparsi nel romanzo tradizionale. Inoltre le parole sono usate come note, per dare loro una dimensione comunicativa più profonda rispetto al linguaggio convenzionale. Per lo meno, questo è ciò che Joyce intendeva fare, ma il livello raggiunto è spesso talmente profondo che non sono molti i lettori in grado di capirlo. |
si tienes dalgu, pueden quitátelu, peru si lu das, tieéneslu dau. Ningún lladrón podrá robátelu y sedrá tuyu pa siempres |